“Accogliere” per essere più uniti.

Il mondo è una grande Babele.
Al di là dei confini geografici e linguistici, questa terrà è popolata da una massa eterogenea di “cyborg dotati di cuore”. Siamo macchine che perseguono il cammino personale, dotate di una sorta di paraocchi, graduati, con pesi e misure diverse.

L’accettazione della singola diversità è sicuramente il primo passo verso il perseguimento di una, tanto ambita e sospirata, omogeneità. Finché ci ostineremo a sottolineare ciò che ci distingue, escludendo conseguentemente ciò che ci accomuna, non faremo altro che favorire il perverso gioco della separazione, che ama trattenerci in una fase permanente di stallo.

L’uomo , nel tempo, è divenuto un esperto nell’arte del confronto, a volte aspro e acceso, altre volte pacato e funzionale. I social network di oggi, specchio nitido e lampante di una umanità desiderosa di esprimersi, non fanno che sottolineare credo, valori, pensieri e, il più delle volte, lamentele e divergenze di opinioni. Foto, immagini, frasi, racconti, pongono in evidenza un uomo che si identifica più nel fare che nell’essere. Un individuo che riesce a riscoprire se stesso solo ed esclusivamente attraverso la ricerca di una professione, possibilmente stimata ed apprezzata dal pensiero comune.

Allo stesso tempo, l’occhio attento e guardingo, è capace di scorgere anche un’altra fetta di umanità, desiderosa di ritrovare un unico punto di unione, appassionata e straripante nel suo tentativo di dare una forma univoca ad una realtà che tenta (quasi invano) di aggrapparsi ad un passato che, inesorabilmente, sta ormai lasciando il passo a qualcosa di nuovo.

In questa apparente separazione, colta dall’alto, che vede due fazioni contrapposte, eppure unite, l’arte di saper dialogare e interagire in modo flessibile e fluido diviene una caratteristica predominante ed essenziale.

In questa comunità di individui che si aggrappano, si spingono e respingono; che si abbracciano, si sostengono e attraggono, è bene trovare una modalità in grado di racchiudere, in un unico grande abbraccio, ciò che apparentemente gode del vezzo della differenziazione.

E’ bello apprendere che non tutti devono necessariamente essere d’accordo sullo stesso punto di vista; è interessante comprendere che NON ESISTONO VERITA’ ASSOLUTE; è funzionale sapersi adattare alle modalità percettive di chi sentiamo distante da noi; è appagante saper accogliere la diversità con l’intento di integrarla ai nostri programmi percettivi.

Al bando le categorizzazioni e le stigmatizzazioni della collettività.
Impara anche tu ad ACCOGLIERE tutto ciò che senti diverso e lontano da Te.

Accoglierlo non significa condividerlo o accettarlo. Il saper “accogliere in sé”, indica la capacità di integrare “l’altro” all’interno di uno spazio che contiene la tua VERITA’: tale spazio è così ampio e flessibile da poter racchiudere TUTTO.

Accogliendo ciò che giudichiamo e selezioniamo, non facciamo altro che compiere un primo passo verso una più grande AGGREGAZIONE. Creiamo una forma di fusione, forte e vigorosa, che ci porta ad essere UNITI verso una stessa meta. Paure, limiti, guerre, inganni, sotterfugi, insicurezze … potrebbero, in questo modo, fuggire via, lasciando il posto a gioia, felicità, sicurezza, energia, entusiasmo, ilarità e … voglia di vivere insieme! 🙂

Rifletti 😉
Donatella Di Mauro

 

marzo 4th, 2014 at 12:10 pm

Grazie Donatella per questo tuo articolo. Molto bello il messaggio di accogliere e saper dialogare. Lo trovo molto interessante anche nell’uso dei social network. Quel “condividi” è molto sterile se non c’è un dialogo…anzi ora il termine “condividi” è diventato solo cliccare su un post di Facebook. 😉

Hai detto bene: condividere è il saper “accogliere in sé”. grazie

marzo 4th, 2014 at 3:46 pm

Grazie Ruggero, le tue parole hanno un valore speciale. Sei, da sempre, dimostrazione pratica, e quotidiana, del saper “accogliere” e “condividere” con grande sensibilità d’animo. Un vero maestro di questa arte ancora poco praticata (ma fortemente ambita). Un abbraccio!

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